Elogio di Sisifo - Il diritto del lavoro fra passato e presente

Abstract: 


Il diritto del lavoro ha potuto proporsi come “uno dei pochi indubbi esempi del progresso della cultura giuridica del ‘900”   allorché, emancipandosi dalla concezione patrimonialistica e mercatistica, è penetrato nello spazio pubblico fino ad issarsi, nel secondo dopoguerra, nelle zone alpine del diritto costituzionale. .

Benché il disgelo costituzionale fosse stato avviato dal centro-sinistra nella prima metà degli anni ’60, senza l’accelerazione impressa dalle lotte dell’autunno caldo non ci sarebbe stato lo statuto dei lavoratori né, senza l’impetuosa ascesa del movimento femminista che in epoca successiva ha incentivato la legislazione anti-discriminatoria, la parità di trattamento e le pari opportunità, si sarebbe cominciato a smettere di pensare che la sindrome anti-egualitaria che colpisce le società organizzate da e per uomini fosse ineliminabile.

Ma solo negli anni più recenti, col generalizzarsi della consapevolezza che la costituzione è un documento giuridico in senso proprio e col maturarsi della “convinzione che il compito di attuarla spetta non solo al legislatore, ma anche ai giuristi” – a cominciare dalla giurisprudenza, nella forma dell’interpretazione costituzionalmente orientata e, perché no?, dell’applicazione diretta di norme costituzionali in giudizio   – l’elaborazione della cultura giuridica del lavoro si è come sbloccata..

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Umberto Romagnoli

Umberto Romagnoli, già professore di Diritto del Lavoro presso l'Università di Bologna. Membro dell'Editorial Board di Insight.