Galbraith e le conseguenze economiche del coronavirus in America

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D fronte a una radicale incertezza, i consumatori statunitensi risparmieranno di più e spenderanno di meno. Le persone sanno che gli stimoli sono a breve termine. Quello che non sanno è quando arriverà la prossima domanda di lavoro - o il licenziamento.

La pandemia continua a infierire in diversa misura a livello globale con gravi conseguenze sociali e umane. Alcuni paesi dell’America latina e africani sono particolarmente colpiti e le capacità di reazione sono deboli, se non inconsistenti. Diversa è la situazione nei paesi dell’emisfero settentrionale. 

In Cina, negli Stati Uniti e in Europa la pandemia ha colpito in diverse misure, ma l’opinione prevalente è che dopo l’iniziale e devastante stagione si possa assistere a una progressiva ripresa economica in grado di lasciare alle spalle le conseguenze sociali, le povertà, e le diseguaglianze sociali che la pandemia ha provocato o, in ogni caso, esasperato. In altri termini, se il presente è ancora denso di incertezze, il futuro può essere guardato con un relativo ottimismo nel senso di un recupero, sia pure graduale, dei passati equilibri economici e sociali.

Diversa è l’opinione di James Galbraith*  E’ difficile, egli scrive, leggere nella sfera di cristallo del futuro, ma molti economisti prevedono un “rapido recupero una volta superata la fase acuta della pandemia”. E’ d’accordo –scrive Galbraith - l’Ufficio del bilancio congressuale e “ugualmente ottimista” sembra il mercato finanziario. E iI quadro economico in via di miglioramento nei mesi che precederanno le elezioni presidenziali di novembre potrà giocare a favore do Donald Trump.

“L'aritmetica a sostegno di questa considerazione è semplice. Il CBO prevede che il PIL reale si ridurrà del 12% nel secondo trimestre e del 40% in termini annuali. Ma prevede un rimbalzo del 5,4% nel terzo trimestre, con una crescita annuale spettacolare del 23,5%. Ciò è certamente possibile: già a maggio, i dati sulla disoccupazione hanno preso una svolta favorevole e sembra che il crollo del secondo trimestre potrebbe non essere così grave come previsto”.

In sostanza, molti economisti, fra i quali Krugman, condividono lo stesso "schema intellettuale…Considerano la pandemia come uno shock economico…e una deviazione dalla crescita normale. Ciò che è principalmente necessario è la fiducia, aiutata da una poltica di stimoli economici.  Se i consumatori incanalano la loro domanda depressa in nuove spese, questo modello di "shock-stimolo" s’imporrà, le imprese faranno rivivere gli investimenti e, abbastanza presto, tutto tornerà come prima”.

Galbraith guarfa con scetticismo a questa visione tranqulizzante. In passato, al cospetto della recssione, “il presidente John F. Kennedy e il suo successore, Lyndon B. Johnson, puntarono sul taglio delle imposte. Da allora tre grandi cambiamenti hanno segnato l'economia americana: la globalizzazione, l'ascesa dei servizi nei consumi e nell'occupazione e l'impatto dei debiti personali e aziendali”.

Si tratta di cambiamenti radicali. Scrive Galbraith: “Negli anni '60, gli Stati Uniti avevano un'economia equilibrata... Oggi, gli Stati Uniti producono per il mondo, principalmente beni d’investimento e servizi avanzati, in settori come l'aerospaziale, l'informatica, le armi i servizi petroliferi e la finanza. E importa molto più beni di consumo, come abbigliamento, elettronica, automobili e componenti, rispetto a mezzo secolo fa. E mentre auto, televisori ed elettrodomestici hanno guidato la domanda dei consumatori statunitensi negli anni '60, una quota molto maggiore della spesa domestica oggi va (o è andata) in ristoranti, bar, hotel, resort, palestre, caffetterie e sale per tatuaggi, così come in lezioni universitarie e visite mediche. Decine di milioni di americani lavorano in questi settori”.

Le differenze che segnano i processi produttivi riflettono, a loro volta, profondi processi di più generali mutamenti sociali: “…la spesa delle famiglie americane negli anni '60 fu alimentata dall'aumento dei salari e dalla crescita dell'equità a livello nazionale. Ma i salari sono stati in gran parte stagnanti da almeno il 2000 e gli aumenti di spesa dal 2010 sono stati sostenuti dalla crescita dei debiti personali e aziendali”.

L’impatto economico della pandemia a livello globale comporterà conseguenze significative in settori essenziali dei servizi come degli investimenti. Gli esempi non mancano: “ Gli ordini per i nuovi aeromobili non saranno recuperati mentre la metà di tutti gli aerei esistenti è a terra. Ai prezzi attuali, l'industria petrolifera mondiale non sta perforando nuovi pozzi.. E man mano che le persone viaggiano meno, le auto dureranno più a lungo,  la loro domanda (e la benzina) ne risentirà”.

L’ottimismo per un futuro più o meno vicino non sembra avere solide radici. “Di fronte a una radicale incertezza, i consumatori statunitensi risparmieranno di più e spenderanno di meno. Anche se il governo rimpiazza per un certo periodo i redditi perduti, le persone sanno che gli stimoli sono a breve termine. Quello che non sanno è quando arriverà la prossima occasione di lavoro - o il licenziamento”. In conclusione, “La difficile situazione economica americana è strutturale. Non è semplicemente la conseguenza dell'incompetenza di Trump. Come dimostrano le proteste a livello nazionale contro il razzismo sistematico e la brutalità della polizia, la delusione è attualmente il settore in più forte crescita in America”.

L’analisi critica di Galbraith nei confronti delle previsioni e dei giudizi correnti non solo negli stati Unti ma anche in Europa, contribuisce a mettere in luce le contraddizioni di una gran parte della riflessione poltica corrente. Una riflessione che, da un lato, non esita a definire la crisi in atto come la più grave dal tempo del secondo dopo-guerra, mentre, dall’altro, esibisce un basilare (quanto infondato) ottimismo in relazione alle politiche sostanzialmente conservatrici promosse dai governi in carica. In sostanza, politiche che affidano alle virtù dell’economia di mercato,  provvisoriamente assista dalla spesa pubblica a carico dei contribuenti, la ripresa  dell’economia dopo la débacle della pandemia.

Una fiducia che prescinde dai profondi guasti sociali che la pandemia, con il suo vasto e profondo impatto economico, sociale e umano, ha provocato. Guasti senza precedenti nella storia del secondo dopo-guerra, difficilmente riparabili senza profondi e radicali mutamenti degli indirizzi politici dominanti.

* Project Syndicate: James Galbraith -The Illusion of a Rapid US Recovery’

Antonio Lettieri

Antonio Lettieri is Editor of Insight and President of CISS – Center for International Social Studies (Roma). He was National Secretary of CGIL; Member of ILO Governing Body,and Advisor of Labor Minister for European Affairs.(a.lettieri@insightweb.it)

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