Il conflitto russo-ucraino e il futuro del gas in Europa

Sottotitolo: 
La Russia ha un primario interesse a vendere il gas in Europa.Il conflitto con l'Ucraina non è una ragione sufficiente per rovesciare i termini dell'approvvigionamento energetico europeo.

Se uno dei fondatori dell’Europa Unita scendesse dal Paradiso per vedere la struttura che aveva creato tanti anni fa, non riconoscerebbe l’Europa, che era allora fatta dai pochi grandi paesi che ne avevano creata la prima. Troverebbe un gran numero di paesi piccoli e grandi, tutti legati assieme, qualcuno di essi con delle costituzioni piuttosto incerte. Il gruppo di paesi è gestito da un gran numero di funzionari grandi e piccoli non eletti e non responsabili, che seguono devotamente il vangelo dell’estrema destra americana, che non è  molto ben visto oggi in America.

Ciò che è stato creato non è l’Europa felice, democratica e ricca, ma un gruppo di paesi allineati per contenere la “minaccia russa”. In realtà . la Russia non è una minaccia, ma il maggior sostegno dell’economia europea. La Russia produce circa l’11 per cento di tutto il petrolio mondiale; e l’Europa importa da essa circa il trenta per cento del petrolio, del gas e del carbone che l’Europa consuma. Non serve oggi discutere se l’accerchiamento della Russia sia il risultato di una strategia, o se invece sia solo il tentativo di aumentare il più possibile i propri membri.

Le conseguenze sono abbastanza complesse.  Le zone di confine sono spesso abitate da popolazioni miste, ed hanno quindi una struttura politica mista.  Le città hanno una loro linea politica, mentre le aree agricole sono spesso più conservatrici e non seguono per niente gli sforzi della classe media di creare un loro Governo. Le minoranze russe rimaste “al di qua” si sentono discriminate e disprezzate.  Una volta ricompattata dopo la scomparsa dell’URSS, la Russia cerca ora di richiamare a sé alcune aree che furono staccate dalla Russia quando l’URSS scomparve. L’occupazione militare della Crimea sembra essere il primo tentativo in questo senso.

L’Ucraina è l’area di confine più debole, un paese che appare diviso sul piano politico e della popolazione. In più, il confine fra Russia e Ucraina è attraversato dal più grande e più lungo gasdotto europeo, che tocca un gran  numero di paesi e porta il gas russo all’Europa Occidentale fino all’Italia, il paese che l’ha costruito assieme ai russi. La Germania e l’Italia sono i maggiori consumatori di questo gas. Questo metanodotto ha un problema: l’Ucraina sembra piuttosto incerta, e qualche volta non ha i soldi per pagare il gas che utilizza, com’è avvenuto qualche anno fa. Allora il flusso di gas fu fermato e i piccoli paesi che lo dovevano ricevere rimasero al freddo per buona parte dell’inverno poiché non avevano nessun’altra fonte di gas cui ricorrere. I maggiori paesi  europei trovarono il modo di ottenere del gas russo dagli altri due metanodotti dalla Russia, e i managers delle imprese energetiche europee importatrici di gas russo cercarono di ridurre i problemi e di conciliare Russia e Ucraina. Alla fine, i problemi furono risolti. I maggiori paesi europei non ne soffrirono un gran che, poiché hanno sistemi energetici sofisticati e con diverse alternative di approvvigionamento.

Qualche anno prima, alla scomparsa dell’URSS, la Crimea fu incorporata nell’Ucraina, e qualche giorno fa la Russia ha “riconquistato” senza sparare un colpo un pezzo di terra che aveva perduto. Un’operazione su piccola scala, se si paragona alla ricostruzione della Germania nei suoi confini prebellici. Oggi, il problema non è soltanto l’approvvigionamento del gas, e il fatto che l’Ucraina non ha i soldi per pagare il gas; è in  primo luogo il carattere “russo” della Crimea e, in secondo luogo, la natura del paese confinante, l’Ucraina, che sembra oscillare, dato che vi sono aree che sembrano non avere problemi con i russi .

La Russia può essere descritta in modo molto semplice: un paese che vive sulle esportazioni di materie di base, e principalmente di fonti di energia, petrolio, gas naturale, e carbone. Queste sono le fonti di denaro che fanno vivere la Russia, La Russia che ha un fortissimo interesse a vendere il gas all’Europa tanto che ha costruito, assieme ai suoi clienti, tre gasdotti internazionali di vario dimensione e lunghezza. Il primo costruito è quello più lungo e va più lontano, che passa per l’Ucraina e arriva fino all’Europa del Sud, all’Italia. La gestione del gasdotto ha vari problemi. Il primo, il prezzo del gas russo, che era collegato al prezzo del petrolio.  è risultato troppo caro rispetto al prezzo del gas importato in forma liquida che poi viene fattor tornar alla forma gassosa. Il prezzo del gas trasportato dal grande metanodotto fu perciò rivisto per evitare di rovinare gli importatori di gas russo in Europa. Una serie di discussioni in materia ha portato a risultati accettabili. Secondo, l’attraversamento del confine fra Russia e Ucraina ha avuto dei problemi sia perché l’Ucraina non aveva il denaro che pagare il gas che utilizzava, sia per la tensione politica fra i due paesi.

Il secondo metanodotto attraversa la Polonia e non ha avuto problemi di sorta. Il terzo, l’ultimo a essere costruito, va sotto il mare direttamente in Germania e si collega con molti altri gasdotti del Nord Europa. I tre metanodotti sono importanti, ma non sono i soli. I paesi dell’Europa meridionale, Italia e Spagna ricevono gas da gasdotti sottomarini dell’Algeria e dalla Libia. L’ENI sta cercando di lanciare un altro gasdotto per gas russo . attraverso l’Europa del Sud Est. Inoltre, l’Europa del Nord si può prende gas via mare, dal mercato internazionale. Europa è in grado di sopravvivere anche in condizioni difficili per la rete di stoccaggi sotterranei, in Italia e in altri paesi, usati per soddisfare il picco della domanda invernale, che costituiscono un’ulteriore garanzia.

Come abbiamo detto, l’offerta marginale di gas che viene in Europa per via mare fa abbassare i prezzi, e presenta al produttore russo la necessità di scendere sul prezzo internazionale. Inoltre, gli USA potrebbero decidere di esportare una parte del loro gas, che producono dagli scisti. Fino ad ora, questo gas è stato considerato uno strumento per aumentare produttività e la capacità competitiva dell’industria manifatturiera americana. Inoltre, esportare gas in grandi quantità richiederebbe forti investimenti per le navi e gli impianti di liquefazione. Naturalmente, il gas americano avrebbe un effetto calmieratore, anche se non si presentasse con grandissime quantità.  Un volume relativamente piccolo di gas dal mare sarebbe sufficiente a far scendere il prezzo e forzerebbe i russi ad allinearsi al prezzo americano. In ogni caso, esportare grandi volumi di gas dagli USA all’Europa richiederebbe una riorganizzazione del mercato, e un forte aumento degli impianti di ricevimento e di rigassifigazione in Europa.

Esportare petrolio greggio, invece, non richiederebbe nulla, se non la decisione degli Stati Uniti di vendere il proprio petrolio a prezzi competitivi.  L’ingresso degli Stati Uniti nel mercato europeo con gas e olio avrebbe un effetto immediato, quello di abbassare il prezzo di entrambi. La Russia dovrebbe prima o poi abbassare i suoi prezzi, il che sarebbe sofferto dai russi molto più che qualunque altra azione politica o diplomatica. Basterebbe forse la semplice minaccia di procedere su quella linea ad avere un effetto immediato. In conclusione, credo che il problema della Crimea non sia grande abbastanza perché si debba procedere a una rivoluzione della situazione energetica dell’Europa. La Crimea non è una novità. Secoli fa, la “Guerra di Crimea” aprì la porta per la creazione dell’Italia come nazione e Stato europeo. Una piccola guerra che i Russi persero.  

Marcello Colitti

Economist. He was President of Enichem. His last book is "Etica e politica di Baruch Spinoza". Member of the Editorial Board of Insight