Il debito di eurolandia, il P.A.D.R.E. e zia Angela

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Due economisti lanciano una proposta definita “politicamente accettabile” (l’acronimo è P.A.D.R.E.) per la ristrutturazione dei debiti pubblici di eurolandia. Un'idea ingegnosa ma, come altre avanzate in passato, destinata a incontrare - si può scommettere - l'opposizione della Germania.  

Su come alleggerire il peso dei debiti pubblici sono state fatte molte ipotesi, via via più sofisticate per tentare di superare le obiezioni e i rifiuti da parte dei tedeschi e dei loro alleati. A tutt’oggi neanche una di quelle proposte in passato ha la minima probabilità di essere attuata. Ora però ne è arrivata un’altra, che fin dal nome che le è stato dato vuol essere non solo rassicurante, ma anche chiarire fin da subito che di quelle obiezioni è stato tenuto conto.

P.A.D.R.E, infatti, significa Politically Acceptable Debt Restructuring in the Eurozone, (http://www.voxeu.org/sites/default/files/Geneva_Special_Report_3.pdf ) ossia “ristrutturazione del debito politicamente accettabile”. E perché lo sarebbe? Perché non implica alcun trasferimento di risorse da uno Stato all’altro (cioè nessun aiuto), non comporta variazioni svantaggiose dei tassi per i paesi più “virtuosi” (come avverrebbe mettendo in comune i debiti pubblici), e infine – secondo i due autori – non prevede alcun finanziamento monetario dei debiti. E c’è pure una clausola di salvaguardia per impedire che gli Stati più indisciplinati, passata l’emergenza, ricomincino a comportarsi male. La quadratura del cerchio si ottiene semplicemente sfruttando la migliore capacità della Bce – rispetto a quasi tutti gli Stati nazionali – di indebitarsi sul mercato al costo più favorevole possibile.

Gli inventori del meccanismo sono Charles Wyplosz e Pierre Pâris. Il primo è un economista accademico, direttore del Cepr, un centro studi fra i più autorevoli con sede a Londra. Il secondo è un operativo, con un passato nella consulenza (Bain) e nelle banche d’affati (Barings, Morgan Stanley), e ora banchiere in proprio.

Bisogna sapere che gli Stati membri dell’euro ricevono dalla Bce una quota (corrispondente alla loro partecipazione al capitale della banca centrale) degli utili del signoraggio. Il signoraggio è l’utile che deriva alla banca centrale dalla sua attività di emissione della moneta. Chi vuole approfondire può leggere qui (https://www.bancaditalia.it/bancomonete/signoraggio ); ai fini del nostro discorso basta sapere che esiste. Bene, i nostri due economisti propongono che la Bce acquisti al valore nominale da ogni Stato dell’eurozona una quota del debito pubblico corrispondente alla sua percentuale di partecipazione al capitale della Bce, usando i ricavi del signoraggio per pagare gli interessi su questo debito. Interessi, però, che saranno più bassi di quelli che lo Stato paga, perché a sua volta la Bce si indebiterebbe sul mercato per l’importo corrispondente. Ma siccome prestare a una banca centrale è a rischio zero, riuscirà a farlo al miglior tasso possibile. I due economisti hanno ipotizzato nelle loro simulazioni un 3,5%, che è addirittura leggermente superiore a quanto paga attualmente la Germania (3,3%).

In questo modo si abbatterebbe d’un colpo il rapporto debito/Pil, che è uno dei fattori più importanti a cui guardano i mercati per valutare il rischio-paese. Wyplosz e Pâris calcolano che per l’Italia questo rapporto scenderebbe dal 133 all’80,4%. Oltre a noi, solo la Grecia, l’Irlanda e Cipro resterebbero sopra il fatidico 60%, mentre Estonia, Lettonia, Slovacchia e Lussemburgo andrebbero addirittura in attivo.

Questo comporterebbe una spesa per interessi fortemente ridotta, non solo per la riduzione del valore del debito, ma anche perché sicuramente le nuove emissioni potrebbero essere collocate a condizioni più favorevoli. Anche il fiscal compact diventerebbe sostenibile. Come si ricorderà, la norma prevede che si riduca ogni anno di un ventesimo il rapporto debito/Pil per la quota che eccede il 60%. Per l’Italia oggi significa oltre 55 miliardi, mentre dopo la ristrutturazione diventerebbero solo 16, più che compensati dalla minor spesa sul debito residuo. Insomma, si tornerebbe a respirare, cambiando il futuro scurissimo che oggi appare inevitabile.

Tra noi e la felicità si frappone però qualche piccolo dettaglio. Per fare questa operazione la Bce dovrebbe comprare 4.592 miliardi di euro di titoli (e già per far questo sarebbe necessaria un’interpretazione “elastica” del suo statuto); sui titoli corrispondentemente emessi per coprire questa somma pagherebbe 161 miliardi di interessi l’anno. Basterebbero gli utili da signoraggio  per coprirli? Siamo sideralmente lontani: la media di questi utili nel periodo 2008-2012 è stata di appena 1,1 miliardi. Questi utili però in prospettiva aumenteranno secondo un ritmo che si può ipotizzare regolare. I due economisti stimano che ci vorranno 50 anni prima che arrivino a pareggiare il costo degli interessi. E’ un problema grave? Dipende dai punti di vista: certamente meno grave della depressione ventennale che si annuncia per la zona euro se non cambia qualcosa.

Ma dobbiamo aspettarci che a fronteggiare il P.A.D.R.E. entri in scena la zia Angela, e soprattutto il suo cuginetto Jens. Quale posizione prenderà la Germania di fronte a questa proposta? La risposta appare scontata: diranno che non se ne parla nemmeno. Jens (Weidmann), il presidente della Bundesbank, si può considerare a buon diritto il portabandiera del partito anti-euro. I suoi tentativi di bloccare o limitare in un modo che sarebbe fatale le decisioni di Mario Draghi, a suon di ricorsi alla Corte costituzionale tedesca, mirano scopertamente a far saltare la moneta unica.

Se finora non c’è riuscito è perché la zia Angela (Merkel) guida un partito più forte, quello che si rende ben conto di quanto la situazione attuale sia vantaggiosa per la Germania. Così, gli fa fare la parte del “cattivo”, tanto per tenere tutti sulla corda, ma poi fa in modo che la corda non si spezzi. Ha però ripetutamente dimostrato che non ci tiene affatto a far uscire dai guai gli altri paesi, che la Germania e i suoi alleati nordici continuano a trattare con un certo disprezzo. E’ una politica che alla lunga danneggerà anche loro, ma evidentemente non sono in grado di guardare molto lontano.

Jens dirà che far acquistare i titoli dalla Bce (o da un’agenzia che da essa dipenda) è vietato, che la monetizzazione ci sarebbe eccome e che le “cicale del sud” devono risanarsi con i sacrifici, senza aiuti miracolosi. E Angela lo lascerà fare.

Il P.A.D.R.E. sarà cacciato di casa, come sono stati da tempo cacciati i Padri fondatori dell’Europa, che ne avevano un’idea molto diversa da com’è ora. Perché il problema rimane politico: si può inventare il meccanismo più geniale del mondo, ma se ci fosse la volontà di cambiare linea non servirebbe nemmeno. Peggio per noi che non riusciamo a fare fronte comune con gli altri paesi che in questa situazione hanno tutto da perdere. Se non lo faremo resteremo orfani: della ripresa.

Carlo Clericetti

Giornalista - Collaboratore di "La Repubblica.it." Membro dell'Editorial Board di Insight. Blog: http://www.carloclericetti.it