Il sistema monetario europeo nella tempesta

Sottotitolo: 
Gli effetti destabilizzanti che sul sistema dell`Euro produce il modello neo-mercantilista di crescita della Germania. La corazzata Euro è veramente inaffondabile?  Le alternative possibili.

Il varo dell`ammiraglia Euro del sistema monetario europeo ha avuto luogo il 1 gennaio 1999. Le danze sul ponte vedono oggi il ruolo attivo, e ricco di giravolte spericolate, della coppia Merkel e Sarkozy al centro della pista, e scambi di cortesie, inchini e inviti reciproci tra gli invitati speciali. La sicurezza a bordo e le pubbliche relazioni sono affidate a Mario Draghi che coordina con il battito delle ciglia e improvvisi torcicollo i movimenti dei suoi portaborse al governo degli stati nazionali. La corazzata Euro sembra invincibile, e nessuna la associa al destino dell`altra “invincibile”, il Titanic, affondata tragicamente. Il solo parlarne è considerato poco elegante, anche se le turbolenze della navigazione rendono i più nervosi, e la possibilità della grande collisione contro l`iceberg della speculazione è categoricamente esclusa.

Le rilevazioni fatte dagli strumenti di bordo suscitano preoccupazione. I dati economici sui paesi dell`UE mostrano valori positivi superiori nei 10 paesi fuori della zona Euro rispetto ai 17 che hanno aderito all`Unione Monetaria. Nei paesi della zona Euro si rileva una frattura tra i paesi dell`Europa del nord rispetto a quella dei paesi dell`Europa del sud e della Francia. Una frattura sui principali indicatori economici e sociali dovuta agli effetti destabilizzanti che sul sistema dell`Euro produce il modello neo-mercantilista di crescita della Germania – blocco dei salari e del mercato interno e crescita export-led. Un dumping economico e sociale perseguito a livello nazionale contro gli altri paesi dell`UE.

I dati della bilancia dei pagamenti riflettono e confermano la distribuzione di queste tendenze tra paesi. Il problema del deficit della bilancia dei pagamenti è un problema diffuso e assume un peso particolare con una valuta comune. Infatti, l`indebolimento della capacità di esportazione mette in atto un “circolo vizioso” che si esprime anzitutto con la crescita della disoccupazione e che ha come conseguenze: la caduta delle entrate fiscali, l`aumento del deficit di bilancio pubblico, il debito pubblico cresce, aumenta il debito verso banche estere, la capacità di ottenere credito si riduce, e infine l`aumento del tesso di interesse.

Tuttavia la navigazione continua con la musica e le danze a tutto volume, ma qualcuno inizia a porsi delle domande: la corazzata Euro è veramente inaffondabile?  Le proposte fatte di modificarne il corso sono sufficienti a evitare la collisione con l`iceberg? E se questo non è più possibile, che fare?

Ovviamente ci s`interroga sui vantaggi e svantaggi per i passeggeri di questa crociera rischiosa. Salire a bordo ha offerto dei vantaggi: riduce i costi di transazione; toglie i rischi di incertezza valutaria nominale e, quindi, consente di evitare crisi valutarie (apparentemente quindi inaffondabile). Gli svantaggi comprendono la perdita degli strumenti di governo macroeconomici; il governo rischia in senso letterale di dover sospendere i pagamenti; i paesi della zona Euro non possono riavviare il motore della crescita per propria iniziativa poiché questo richiede il coordinamento con gli altri pasi.

Il problema poi è che i passeggeri hanno diversità di preferenze e obiettivi. I governi dell`Europa Orientale e del Sud ritengono la crescita più importante della stabilità dei prezzi per poter accrescere l`occupazione e i redditi. Quelli dell`Europa centro-nord preferiscono la stabilità dei prezzi affidando a questa il raggiungimento degli altri obiettivi. L´Idea che una crescita diversa e una diversa distribuzione dei redditi siano possibili anche per rimuovere le cause strutturali e di potere della cisi non è più nell`agenda dei governi europei. Uno sguardo ai comportamenti di questi due gruppi conferma che i paesi del primo gruppo (Bulgaria, Portogallo, Grecia, Spagna, Italia e Francia) registrano tassi di crescita pro-capite più bassi di quelli dei paesi del secondo gruppo (Finlandia, Germania, Belgio, Austria, Irlanda e Paesi Bassi). Anche i paesi fuori della zona Euro (tra questi Gran Bretagna, Danimarca e Svezia) presentano risultati migliori. Questi dati riflettono la perdita di competitività dei primi rispetto ai secondi, dovuta ai maggiori costi che per la Spagna e la Grecia sono di circa il 20-25%.

Perché il deficit della bilancia dei pagamenti è un problema con la valuta comune? Quando la capacità di concorrenza si indebolisce si dà inizio a un “circolo vizioso” dove la disoccupazione cresce e, a questo, fanno seguito una riduzione delle entrate fiscali, aumenta il deficit pubblico, il debito aumenta verso le banche estere, si indebolisce la capacità di credito e su questa si inserisce la speculazione finanziaria con l`aumento dei tassi d`interesse. L`aumento del tasso d`interesse a livelli superiori a quelli dei possibili tassi di crescita diventa la trappola che spinge le economie verso il crollo. Fenomeni questi dovuti non alle “leggi dell`economia e del mercato” ma a strategie di guerra economica tra paesi manovrate dai gruppi di potere della finanza.

Quale via d`uscita dalla crisi è possibile? È evidente, per chi vuol vedere, che la moneta unica è diventato il problema. La Germania e i paesi ad essa collegati hanno oggi un vantaggio competitivo in termini di costi del 30% e questa distanza tende a crescere a scapito dei paesi dell`Europa del sud. Questo dumping economico e sociale è possibile perchè i secondi sono incatenati dalla moneta unica e quindi non in grado di minacciare le esportazioni tedesche che invadono i loro mercati. Si verifica così un aumento della disoccupazione e del debito pubblico al quale non si può reagire come fanno invece la Gran Bretagna, la Svezia, e la Polonia. Il paradosso è che i paesi che generano questo squilibrio nel sistema economico europeo (la Germania) esportando in altri paesi la disoccupazione e il deficit, minacciano i paesi che ne pagano le conseguenze di espulsione dal sistema monetario europeo.

Ma il “modello tedesco” è esportabile, come sostengono i suoi portavoce? È ovvio per chi voglia ragionare senza dogmi sull`Euro e sull`integrazione che il raggiungimento del pareggio di bilancio quando le entrate fiscali si riducono e la disoccupazione aumenta non è possibile. Così come è ovvio che il surplus della Germania è dovuto al deficit di altri paesi poichè le esportazioni dell`uno provocano le importazioni degli altri. Quindi siamo chiusi in un “circolo vizioso” il cui esito non può che ssere una catastrofe economica nel 2012.

Esistono alternative a questa situazione? Tra quelle finora presentate ne emergono due. La prima è quella di un modello solidale di economia. Questa richiede che i paesi con surplus – dovuto alla compressione dei salari e dei consumi interni nei loro paesi – aumentino i propri consumi e salari,  Compito dell`UE è quello di consentire l`emissione di Eurobond con la garanzia di tutti i paesi dell`Unione e l`avvio di un Piano Marshall per i paesi europei che sarebbe il vero avvio della creazione di un sistema federale.

Ma esiste anche una seconda soluzione. L´avvio di un modello flessibile per gli stati nazionali, che riconosca l`errore del varo dell`Euro. Questo darebbe ai paesi con deficit la possibilità di riguadagnare in modo organizzato e coordinato la flessibilità offerta dalla valuta nazionale. Questo comporterebbe l`accordo su corsi valutari concordati ma flessibili (dentro una fascia del +/- 15%), forme solidali di risanamento del debito con il coinvolgimento del sistema bancario, l`emissione di Eurobond con i quali tutti i paesi rispondono in modo solidale dei paesi del sistema monetario. Infine, un permamente Piano Marshall come sopra indicato.

Per ora c`è una sola certezza: il sistema monetario europeo non può procedere nella sua forma attuale e la collisione è oggi inevitabile. Il modello tedesco significa una lunga stagnazione che colpirà in modo drammatico i paesi dell`Europa del sud, e non solo. Il Titanic affondò il 15 aprile 1912 (!!!) e solo 1/3 dei passeggeri e equipaggio si salvarono. Tradotto nel systema monetario europeo questo significa che solo sei paesi sopravviveranno alla collisione e manterranno l`Euro ( probabimente la Germania, Francia, Benelux, Austria e, forse, la Finlandia). Per evitare la collisione è necessaria una soluzione solidale o flessibile del tipo qui sopra indicato.

Bruno Amoroso, Jesper Jespersen

Bruno Amoroso,Professor emeritus of Rotskilde University (Denmark). Co-editor of Insight.Jesper Jespersen is professor of economics at Roskilde University.(jesperj@ruc.dk). The most recent book is:"Jesper Jespersen & Bruno Amoroso,"Un’Europa possibile. Dalla crisi alla cooperazione". Copenhagen and Rome: Political Revy & CastelVecchi, 2014