La commedia fra Monti e la Merkel

Sottotitolo: 
La stagione degli inganni è finita

Un sempliciotto, o un truffatore, potrebbero cercare di persuadere i
membri più ricchi di un club, come i tedeschi gli olandesi e I
finlandesi nella zona dell’euro, ad accettare la mutualizzazione del
debito pubblico dei governi europei attraverso l‘emissione su larga
scala di Eurobonds, intesi come soggetti a responsabilità individuale
e collettiva (joint and several) di tutti I membri. Poiché
inevitabilmente quei membri più ricchi finirebbero col pagare per
tutti. Nessun altro tipo di Eurobonds risolverebbe la crisi dell’euro,
che si tratti di project bonds o mini-Euro-bills su piccolo scala, o
Eurobonds soggetti a responsabilità pro-rata, o emessi da una
qualsivoglia agenzia Europea diversa dalla Banca Centrale Europea (che
è impossibilitata ad emetterli da trattati e statuti) e che in vista
delle minuscole dimensioni del bilancio dell’EU sarebbero
necessariamente trattati come titoli spazzatura.

Un sempliciotto o un truffatore, o forse un demolitore, una persona
che consapevolmente faccia proposte palesemente inaccettabili fornendo
così un alibi per il rifiuto di suggerimenti più plausibili e utili,
quali l’aumento del fondo del Meccanismo Europeo di Stabilizzazione, o
il riequilibrio e la riflazione dell’economia tedesca.

Perché, allora, Mario Monti e Francois Hollande hanno fatto pressioni
così insistenti e persistenti, per non dire ossessive, per l’emissione
di tali Eurobonds, ignorando ripetuti rifiuti, forti e chiari? Che
l’abbia fatto Hollande non deve sorprendere: egli è un socialista
dalle buone intenzioni, e un mal-consigliato principiante senza previa
esperienza di governo. Ma perché Monti, l’accorto economista ed
Eurocrate di grande esperienza?

C’è una spiegazione razionale. Avanzando richieste chiaramente
inaccettabili, Mario Monti dava al Cancelliere Tedesco una
meravigliosa opportunità di prendere una posizione spettacolare: “Non
finché vivrò!”. Non è a caso che secondo un sondaggio condotto subito
dopo il vertice EU la sua popolarità è salita al livello più elevato
registrato negli ultimi tre anni. Il sondaggio confermava un forte
appoggio per la sua posizione sulla crisi del debito nell’eurozona,
mostrando che il 66% dei tedeschi erano soddisfatti della sua
performance, un aumento di otto punti percentuali rispetto al mese
precedente e il livello più elevato dal 2009 all’epoca della sua
rielezione. “Circa il 58% dei tedeschi credono che la posizione della
Merkel nella crisi dell’euro sia corretta e decisive, anche se l’85%
degli interpellati si aspetta che la crisi peggiori.”
(Eurointelligence.com, 7 luglio).

Al tempo stesso, Angela Merkel contraccambiava facendo concessioni
modeste, ambigue e a doppio taglio, che comportavano l’appoggio per la
ri-capitalizzazione delle banche spagnole, l’impiego dei fondi
dell’ESM per fornire lo “scudo anti-spread” proposto da Monti,
mediante l’acquisto  dei titoli dei governi “virtuosi” e non solo il
finanziamente di governi in disequilibrio sotto la supervisione della
troika - EU, ECB e IMF - nonché il monitoraggio delle maggiori banche
Europee con il coinvolgimento della ECB, un passo considerato come un
progresso verso una Unione Bancaria. Francois Hollande otteneva una
modesta iniezione di investimento, di 120-130 miliardi di euro, di cui
soltanto 10 miliardi potevano essere considerati come risorse
addizionali a quelle già esistenti. Una soluzione cosiddetta win-win
per tutti, allora? Certamente quanto bastava perché Mario Monti
potesse tornare a casa accolto come un eroe, effigiato su Facebook
sotto le spoglie del calciatore Mario Balotelli che nello stesso
giorno segnava i due goal che sconfiggevano la nazionale calcistica
tedesca. La minaccia di una crisi del governo Monti veniva meno. I
titoli decennali italiani vedevano i loro spreads rispetto ai Bunds
tedeschi cadere in maniera significativa anche se temporaneamente.

Non ha importanza se la Merkel e Monti recitavano una commedia
concertata (un “siparietto”, come si usa dire), o se la Merkel reagiva
in maniera prevedibile alle pressioni di Monti sugli Eurobonds, con
Monti che poi richiedeva una raguionevole, modesta concessione che la
Merkel si sentiva in grado di poter fare più agevolmente di quanto non
sarebbe accaduto altrimenti.

Che le concessioni della Merkel fossero modeste, ambigue e a doppio
taglio diveniva chiaro molto presto, anzi bastavano 48 ore perché i
mercati finanziari avessero dei ripensamenti sull’accordo. In parte,
“il diavolo sta nei dettagli”, e le concessioni della Merkel venivano
ridimensionate al ribasso quando i dettagli cominciarono a trapelare.

Ci si aspettava che il Fondo ESM iniettasse capitale di rischio
direttamente nelle banche, spezzando il legame fra le banche e il
debito pubblico, mentre funzionari europei chiarivano prontamente che
rimaneva pur tuttavia una residua garanzia governativa; e poi la Corte
Costituzionale Tedesca di Karlsruhe decideva di prendersela comoda e
di non seguire una procedura d’urgenza nell’esame dell’ESM e del Patto
Fiscale, studiandoli con cura prima di prendere una decisione; e poi
il coinvolgimento dell’ESM nella ricapitalizzazione delle banche
avrebbe dovuto attendere la costituzione di un nuovo meccanismo
pan-europeo di monitoraggio delle banche, con l’approvazione della
ECB, probabilmente non prima del 2013.

Le dimensioni dell’ESM rimangono quelle di prima, 500 miliardi di euro
di cui 275 miliardi sono già impegnati per il supporto di Grecia,
Portogallo, Irlanda e Spagna. La passività massima che potrebbe
derivare per la Germania dalle operazioni dell’ESM rimane quindi
invariata, nonostante l’allargamento delle sue responsabilità verso le
banche e l’abbassamento dello spread sui titoli dei governi
“virtuosi”. Non sappiamo ancora il livello massimo dello spread al
quale potrebbe scattare l’intervento della BCE per conto dell’ESM.
Tale intervento non sarà automatico ma dietro specifica richiesta di
un paese, che potrebbe essere scoraggiato dal richiederlo per evitare
lo stigma che necessariamente sarebbe associate a tale richiesta.

Gli acquisti della BCE per conto dell’ESM apparirebbero, a un
visitatore Marziano, virtualmente indistinguibili - almeno
inizialmente - da alternative operazioni che la ECB potrebbe compiere
(ma non è abilitata a compiere) come Prestatore di Ultima Istanza ai
governi. Ma qualunque investitore terrestre sarebbe consapevole che
l’intervento della BCE sarebbe limitato al massimo ai 225 miliardi di
euro residui dell’ESM al momento non ancora impegnati e, come messo in
rilievo cogentemente da Paul de Grauwe, incomincerebbe a vendere i
suoi titoli di stato subito, molto prima che i fondi dell’ESM si
esaurissero, causando quindi il conseguente rapido aumento degli
spread invece della loro caduta.

“Monti ha ottenuto lo Scudo Anti-Spread”. “Si, e in cambio gli è stata
data una nuova Spada di Damocle” (da una vignette su Il Fatto
Quotidiano del 10 luglio).  Il cosiddetto Scudo Anti-Spread Shield
fornisce "una boccata d’ossigeno", commentava un ex-Premier italiano,
o meglio potremmo chiamarla "una Bocconi d’ossigeno".  Non è una
soluzione, ma una maniera di “guadagnare tempo per trovare una
soluzione senza però fornirne una” (Paul Collier, 10/07/2012). Ad un
prezzo, naturalmente: la probabilità di una crisi viene ridotta, al
prezzo di rendere la crisi molto più seria se e quando si verificherà
- un trade-off non necessariamente preferibile a quello che
prevarrebbe senza lo Scudo.

Alla Conferenza Stampa del 9 luglio a Roma, a Monti veniva chiesto se
egli considerasse le dimensioni correnti e invariate dell’ESM come
adeguate. Egli rispondeva che piccoli interventi sequenziali possono
essere efficaci anche senza mobilitare somme ingenti. Ma aggiungeva:
“Potrei anche sbagliare”. Certo che lo potrebbe, basta pensare a
quando un paio di Hedge Funds (facenti capo a George Soros & Co.) nel
1993 buttarono fuori il Regno Unito e l’Italia dal Sistema Monetario
Europeo.

Chiaramente è giunto il momento di dimenticare e seppellire gli
Eurobonds una volta per tutte, anche nel lungo periodo. Di riconoscere
che le cosiddette riforme strutturali non avranno alcun effetto
positivo almeno per i prossimi cinque anni  - seppure lo avranno; e
che l’austerità ha già passato i limiti della sua efficacia e che una
maggiore austerità può solo produrre maggiore recessione e quindi
peggiorare il rapporto debito/PIL e gli spreads. Che le dimensioni
dell’ESM vanno aumentate, quanto prima tanto meglio, e/o le sue
operazioni moltiplicate legittimamente mediante la concessione di una
licenza bancaria che gli consenta di accedere a maggiori fondi della
BCE. E che è giunto il momento per la Germania di terminare la sua
perniciosa ossessione con inflazione e austerità, a aumentare salari e
spesa pubblica e privata riducendo così il suo squilibrio (surplus)
estero e rimettere in moto le ruote del suo sviluppo.