Le elezioni francesi di giugno in una prospettiva europea

Sottotitolo: 
Le responsabilità della guerra in Ucraina e il suo incerto futuro

I risultati delle elezioni francesi per il rinnovo del Parlamento nel prossimo giugno restano incerti. Il partito di Macron che ha vinto le elezioni presidenziali potrebbe perdere i voti di una parte della sinistra che lo ha votato per togliere la possibilità di una vittoria al Rassemblement national guidato da Marine Le Pen.

1.  Per le elezioni legislative del 12 e 19 giugno Jean-Luc Mélenchon leader di France insoumise,  avendo stretto un'alleanza con i Verdi e il Partito Comunista. formando  la "Nouvelle Union populaire écologique et sociale”, una lista unitaria di sinistra, appare  il principale contendente dell'alleanza di destra, guidata da Marine Le Pen. Il programma comune di sinistra punta, infatti, alla conquista di un vasto consenso popolare che include nel programma un salario minimo mensile di 1400 euro, la pensione a 60 anni, e un'Unione Europea più sociale ed ecologica.

Tuttavia, poiché l'opposizione rimane divisa, la coalizione ispirata da Macron pur rimanendo al di sotto della maggioranza assoluta degli elettori, può conquistare la maggioranza dei seggi parlamentari, essendo ogni seggio attribuito al partito che al secondo turno ha acquisito la maggioranza relativa di voti in ciascuna delle 577 circoscrizioni . In altri termini, i due principali partiti di opposizione, insieme ai loro alleati, potrebbero ottenere la maggioranza dei voti ma non dei parlamentari eletti.

Secondo le previsioni correnti, pur risultando minoritaria tra gli elettori, è possibile che la Francia sia nuovamente governata da un governo di centrodestra. 
In ogni caso, al centro del nuovo governo ci sarà la politica europea, dominata dal conflitto con la Russia, dalle sue conseguenze e dalle sue difficili soluzioni.

2.   L'Ucraina continuerà a essere il pomo della discordia. La vicenda ucraina ha una lunga storia. Nel 2014, la rivolta popolare di Maidan ha visto la fine del governo di  Jankovic, aprendo la strada alla presidenza di Petro Porošenko, un oligarca senza partito. Nel febbraio del 2015 con la seconda conferenza di  Minsk, Francia, Germania e Russia si impegnarono  nella ricerca di una soluzione per il problema relativo alle province del Donbass, una regione abitata da cittadini di lingua russa  e anche la più industrializzata del paese. Ma Porošenko lasciò cadere  la possibilità di un negoziato mentre si intensificava lo scontro nella regione fino a provocare 15mila morti.

Nelle elezioni del 2019 Porošenko fu spazzato via dopo essere stato accusato di arricchimento privato a danno del bilancio pubblico. Zelenski, fino ad allora un  attore di successo ma senza esperienza politica, ebbe un trionfo elettorale. Nel nuovo quadro del governo ucraino, nel dicembre del 2019. Macron e Merkel si incontrarono nuovamente con Putin a Parigi  insieme con Zelenski alla testa del governo ucraino. La riunione si concluse con successo.

Fu stipulato un accordo che prevedeva lo scambio dei prigionieri, il cessate il fuoco e le elezioni locali nel Donbass. Putin si dichiarò soddisfatto, ribadendo l'obiettivo di istituire un’organizzazione federale  tra le principali regioni dell’Ucraina tra le quali il Donbass  fondamentalmente di lingua russa. La conferenza si concluse con l'impegno a un nuovo incontro nel 2020 per verificare l'attuazione degli impegni.

Ma non ci fu alcun incontro  per la verifica dell’accordo stipulato nel dicembre del 2019. L'Ucraina accelerò il processo di riarmo con il sostegno americano. Angela Merkel, che nel 2008 si era dichiarata contraria alla richiesta dell'Ucraina di entrare nella NATO,   e che aveva sempre mantenuto rapporti con Putin (ognuno dei due parlava perfettamente sia russo che tedesco) si avviava verso la fine del suo quarto mandato. Veniva a mancare uno dei due principali interlocutori europei della Russia.

 L'accordo europeo concordato a Parigi rimase lettera morta, mentre  l' Ucraina guidata da Zelenski continuò ad armarsi col sostegno americano, rilanciando la richiesta di adesione alla NATO. Una questione fortemente controversa  alla quale in passato Angela Merkel si era dichiarata contraria. In effetti, Estonia e Lettonia erano entrati nella Nato in passato, ma si trattava di due paesi di minore rilievo mentre l’Ucraina è il più grande paese dell’Europa continentale per molte centinaia di chilometri ai confini della Russia. Era, in sostanza, come includere la Russia in un’alleanza militare ai confini degli Stati Uniti, com’era accaduto con Cuba, e come sarebbe oggi col Messico.

È in questo quadro di inapplicazione degli accordi stipulati a Parigi,  che i contatti personali di Macron con Putin sono rimasti, prima e dopo l’inizio delle ostilità, infruttuosi, essendo la Russia convinta che l’interlocutore principale era ormai a Washington.

L'invasione russa del 24 febbraio deve essere condannata, per le distruzioni e le conseguenze umane che irrimediabilmente comporta. Ma resta il fatto che la guerra era evitabile. Gli Stati Uniti hanno il vantaggio di avere il controllo del conflitto senza dover impegnare un proprio dispiegamento militare. Una condizione di privilegio dopo aver combattuto (e perso) negli ultimi vent'anni la guerra contro l'Iraq e l'Afghanistan (per non parlare del Vietnam). Ora gli Stati Uniti, per la prima volta, possono essere coinvolti nella guerra che si combatte in Ucraina senza parteciparvi direttamente.

3.   In che misura questa guerra, che crea crescenti problemi per l'Europa, creerà difficoltà alla Russia?

Il primo risultato è stato spingere la Russia nelle braccia della Cina. L'accordo già concluso e operativo dal 2019  comporta un gasdotto,  Power of Siberia,  di 4.000 km, che porta il gas russo dai giacimenti siberiani sino a Blagoveshchensk, la città russa sul fiume Amur che segna il confine fra Federazione Russa e Repubblica Popolare Cinese. È stato, inoltre concordata la costruzione di un nuovo gasdotto “Power of Siberia 2” con una capacità di trasporto di  50 miliardi di metri cubi all’anno, con origine in Siberia e transito attraverso la Manciuria, che congiunge le fonti del gas russo alla Cina del nord . Così il gas destinato alla Germania per il tramite di Northstream 2 – un gasdotto completato ma di cui è stata bloccata l’operatività- rifornirà la Cina.

Un ulteriore accordo è stato concluso all'inizio dell'anno dalla Russia con l'India per la fornitura di gas tendente a quadruplicare gli attuali rifornimenti. Il vantaggio di Gazprom è quello di poter definire prezzi relativamente vantaggiosi rispetto agli standard internazionali, essendo un ente pubblico con produzione e distribuzione di due terzi del gas nazionale. In sostanza, la Russia si sta assicurando nuovi sbocchi in un'area che comprende tre miliardi di persone, come Cina e India, paesi destinati ad assumere un ruolo crescente nell'economia mondiale.

4.   La posizione della Francia, qualunque sia il risultato delle elezioni del prossimo giugno -  una maggioranza parlamentare legata a un governo di sinistra guidato da Jean-Luc Mélenchon o, come sembra probabile, legato a Macron - sarà decisiva a livello europeo.

Qualsiasi previsione sul destino del conflitto in corso in Ucraina è un azzardo. Tuttavia, la Francia, ancora una volta, sotto la presidenza Macron, qualunque sia il colore del nuovo governo dopo le elezioni di giugno, può ancora assumere un ruolo importante a livello europeo.

Le condizioni rimangono incerte dopo le rovine della guerra e le sue tragiche conseguenze umane. Ma non è difficile immaginare che stiano ricomparendo le condizioni che hanno preceduto la guerra: il riconoscimento della Crimea come regione autonoma della Federazione russa, un ruolo particolare da attribuire alle province del Donbass, e la definitiva rinuncia  all’ingresso nella NATO dell’Ucraina. Sarebbe una soluzione razionale.

La guerra in Ucraina definirà il ruolo dell'Unione Europea in questa fase della storia. Una soluzione è apparsa più volte vicina. Germania e Francia hanno mostrato un chiaro interesse a riprendere le relazioni di collaborazione con la Russia ,e viceversa.

Ma i ripetuti tentativi di Francia e Germania di trovare una soluzione in nome dell'Unione Europea sono falliti per la netta opposizione degli Stati Uniti.

Il ruolo della Francia che emergerà dalle elezioni di giugno può offrire l'opportunità di un cambio di rotta per la comunità europea non solo nei suoi rapporti con la Russia, ma anche, nel nuovo ordine globale. Un'inversione di tendenza è al momento difficile da intravedere, ma non impossibile. In ogni caso, le elezioni francesi di giugno aiuteranno a definire in un senso o nell'altro il possibile ruolo dell'Europa nel futuro degli asset globali.

Se la possibilità di un rinnovato ruolo attivo della Francia fallisse,  se il confronto con la Russia rimanesse in mano americana, il ruolo dell'Unione Europea si collocherebbe definitivamente ai margini della politica globale. Il destino dell’Europa sarebbe quello di una periferia della nuova geografia globale centrata sul Pacifico, dominata, da un lato, dagli Stati Uniti, dall'altro, dalla Cina alleata alla Russia.

Antonio Lettieri

Editor of Insight and President of CISS - Center for International Social Studies (Roma). He was National Secretary of CGIL; Member of ILO Governing Body and Advisor for European policy of Labour Minister. (a.lettieri@insightweb.it)