Qualche semplice calcolo sul "Fiscal compact"

Sottotitolo: 
Forse qualcuno scriverà in futuroun saggio sulle "Conseguenze economiche del "Fiscal compact".


Le due regole del trattato voluto dalla Merkel e accettato da Sarkozy, sono: a) i deficit pubblici non possono eccedere lo 0,5% del pil; b) i paesi che hanno un debito superiore al 60% (la percentuale fissata nel trattato di Maastricht) devono ridurre l’eccesso di debito del 5% ogni anno. La seconda regola si applica a 14 paesi dei 25 che hanno siglato l’accordo (tutti eccetto la repubblica Ceca e il Regno Unito), mentre la prima vale per tutti
.
Ci si può chiedere quale delle due regole sia più stringente, nel senso di costringere ad una stretta di bilancio più accentuata. La risposta dipende dal rapporto debito/pil (D/Y) e dal tasso di crescita nominale (prezzi+quantità) del pil (Gn). La prima regola (il 0,5% massimo di deficit) è più stringente se Gn è maggiore di una certa percentuale x per diversi livelli di D/G :

D/Y          Gn più grande di x

80%                  1,9%

100%                2,5%

120%                2,9%

140%                3,2%

160%                3,4%

In condizioni normali il tasso di crescita nominale dovrebbe collocarsi tra il 3% e il 4%, sicché la prima regola è più restrittiva, con l’eccezione della Grecia (e, fra poco, forse anche del Portogallo).  
Secondo la prima regola il surplus primario deve essere uguale (o al massimo minore dello 0,5%) alla spesa di interessi della P.A. come rapporto sul pil. Vi è una ben nota identità di contabilità nazionale secondo cui:
                  risparmio = investimento + deficit pubblico + surplus delle partite correnti
dove possiamo prendere gli aggregati come percentuali sul pil.

Supponiamo ora che risparmio ed investimento siano fissi; una diminuzione del deficit implica un miglioramento della bilancia corrente. Secondo la Macroeconomic Imbalance Procedure (MIP) il deficit della bilancia non può superare il 4%; quindi
Grecia (-12,1%), Portogallo (-11,2%), Spagna (-6,5%) ridurranno i loro deficit, mentre Irlanda (-2,7%) e Italia (-2,8%) tenderanno verso un equilibrio della bilancia corrente.

Tutto bene, ma anche i paesi che già si trovano con un surplus della bilancia vedranno aumentare il loro surplus: così Olanda (+5%), Germania (+5,9%) and Svezia (+7,5%). Da notare che secondo MIP il surplus non dovrebbe eccedere il 6%.
Supponendo quindi che risparmi ed investimenti (in rapporto al pil) rimangono costanti, ne segue che un taglio generalizzato ai deficit pubblici dovrebbe implicare un aumento dell’export europeo verso il resto del mondo, nonché una diminuzione dell’import. Se pensiamo che l’ipotesi di risparmi e investimenti fissi sia irrealistica, ed infatti lo è, dobbiamo spostarci su l’altra ipotesi, cioè che l’aggiustamento avvenga attraverso una diminuzione del risparmio e dell’investimento, attraverso le variazioni del reddito, con una diminuzione del tasso di crescita del pil.

I capi di Stato avevano appena finito di siglare il trattato, che Mariano Rajoy annunziava che il deficit della Spagna nel 2011 è risultato pari a 8,5% (salvo qualche ulteriore sorpresa da parte degli enti locali), 1,4% più del previsto, ed anche la virtuosa Olanda ammetteva un maggior  deficit nella stessa misura (4,4%). Non ci vuole molto a capire che questi sono gli effetti della recessione in cui è entrata l’intera eurozona, in seguito alle politiche restrittive messe in atto da tutti i paesi contemporaneamente.

Secondo il fiscal compact la regola dello 0,5% si applica al deficit “strutturale”; ciò permette qualche elemento di flessibilità, ma non è chiaro in che misura. I calcoli sulle componenti cicliche e strutturali possono portare a risultati diversi a secondo dei metodi usati per calcolare flessibilità automatiche e variazioni discrezionali nelle entrate e nelle spese. Non è neppure chiaro se, in casi in cui sia riconosciuto possibile un deficit maggiore dello 0,5%, la seconda regola (taglio del 5% dell’eccesso di debito) viene sospesa.  Così torniamo al solito problema: la logica macroeconomica suggerisce che i paesi con un surplus di bilancia corrente dovrebbero aumentare il deficit di bilancio, o, cosa equivalente, si dovrebbe mettere in moto un vasto programma europeo di investimenti. Ma abbiamo appreso che in tedesco schuld significa debito, e allo stesso tempo colpa. In questo modo tra non molto qualche giovane economista scriverà un saggio sulle conseguenze economiche del fiscal compact.
 

Ruggero Paladini

Economist - Professor of "Scienza delle Finanze" at University "La Sapienza" Roma; Member of the Economic Board of Insight - ruggero.paladini@uniroma1.it