Restare o lasciare?

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Se dovessi puntare cinque sterline con Betfair, confiderei di riceverne due con la vittoria del remain. Ma queswto non è che l'inizio di grande turbolenza in Europa.

Il referendum britannico del 23 giugno sta attirando su di sè l’attenzione generale in Europa. Sembra esserci una differenza tra i sondaggi e le scommesse degli allibratori. I primi danno il Brexit in risalita, anche se secondo il Financial Times dalla media dei sondaggi risulta un leggero vantaggio al Bremain (45% a 43%). Ha però destato scalpore un sondaggio dell’Independent, con il leave al 55% e il remain al 45%, ma questo è un tipo di sondaggio che non tiene conto degli indecisi. Invece le probabilità implicite delle quote delle vincite dei bookmaker vedono il  leave al 32% (anche se in aumento rispetto al 22% di un paio di settimane fa) ed il remain al 67%. Certo non sempre le quote degli scommettitori risultano ex post corrette. Ad esempio nel 2013 i bookmaker fallirono le previsioni delle elezioni generali in Italia, perché non avevano colto la grande crescita del movimento di Grillo (M5S).

Tuttavia se dovessi puntare cinque sterline con Betfair, sarei confidente di riceverne due con la vittoria del remain, anche se penso che avverrà con uno scarto percentuale piuttosto ridotto. In fondo il Regno Unito non è nell’euro, non aderisce al trattato di Schengen e agli accordi sul fiscal compact, e ha ottenuto ulteriori clausole speciali con Cameron. Chi vota Brexit lo fa principalmente per porre un limite ai (se non mandare via i) lavoratori comunitari nel Regno Unito. Inoltre si moltiplicano i tentativi di influenzare gli elettori: il Times rivela che Morgan Stanley prepara il trasloco da Londra a Francoforte, per un migliaio di dipendenti; da parte sua Schauble dichiara che, in caso di leave, gli inglesi non potranno contare su un accordo di scambio come quelli della UE con Svizzera e Norvegia.

E’ ovvio che il referendum abbia creato notevole turbolenza sui mercati; le borse perdono, la sterlina si svaluta (da gennaio del 7% sull’euro), l’oro è salito nello stesso periodo del 20%, e grazie anche al QE della BCE il rendimento del bund a dieci anni è arrivato praticamente a zero (0,3%). Ormai l’81% dei titoli tedeschi presenta un rendimento negativo. Lo spread dei bund rispetto ai titoli italiani e spagnoli (rispettivamente 142 e 147 punti base) si è allargato, ed anche la Francia è stata coinvolta (39 punti base). Ma non per l’aumento dei rendimenti dei vari paesi, quanto per la diminuzione di quello tedesco. Sono tutti segnali della crescita dell’incertezza e della corsa alla qualità.

Siamo peraltro solo all’inizio di un periodo di accentuate turbolenze. Dopo pochi giorni si terranno le elezioni in Spagna, con la possibilità di una maggioranza Podemos-Psoe. In ottobre ci sarà il referendum costituzionale in Italia, e nel caso le proposte del governo Renzi siano respinte, il premier ha preannunciato le dimissioni. A marzo 2017 si terranno le elezioni generali in Olanda, e a seguire in Francia ed in Germania. Tutte queste elezioni si svolgono in un clima di crescente euroscetticismo. Secondo il recente sondaggio del centro di ricerca Pew i cittadini sfavorevoli sono ormai quasi in parità con i favorevoli, ma in Francia sono addirittura al 61%, anche se, non è certo sorprendente, la percentuale più sfavorevole si trova in Grecia (71%).  Questo non significa che Marine Le Pen vincerà sicuramente le presidenziali in Francia, ma certamente che andrà al ballottaggio, probabilmente con Alain Juppé, un autorevole politico della destra gollista tradizionale.

Sempre il centro Pew presenta dei dati per cui il 42% dei cittadini europei è favorevole al ritorno di maggiori poteri in mano agli Stati nazionali di fronte ad un 19% che vorrebbe un rafforzamento del governo comunitario. Non c’è bisogno di dire che gli effetti sull’economia saranno quelli di un rallentamento degli investimenti, in un periodo in cui la crescita mondiale tende a ridursi.  

I movimenti politici di sinistra devono concentrare la loro attenzione su uno scenario che può portare ad una tempesta perfetta sia sul versante finanziario che su quello politico. La tendenza dell’opinione pubblica riscontrata nei sondaggi, che è stata definita “sovranista”, viene infatti cavalcata da forze di estrema destra estremamente pericolose. Chi è che diceva: “nel nostro paese ci sono sette milioni di disoccupati e sette milioni di ebrei?”

Ruggero Paladini

Economist - Professor of "Scienza delle Finanze" at University "La Sapienza" Roma; Member of the Economic Board of Insight - ruggero.paladini@uniroma1.it