Lo scontro politico sui migranti

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Destra e sinistra, per pura propaganda, propongono soluzioni d’emergenza sapendo benissimo che il fenomeno è strutturale.

Il perenne scontro – che spesso sfocia in “dialettica rissosa” – tra destra e sinistra riguarda in questi giorni soprattutto il fenomeno epocale più grave del nostro tempo, cioè l’immigrazione. Che dà origine pure a problemi collaterali, come quello incandescente del “confine tra Giudici e Governo”, ben spiegato sul piano tecnico-giuridico da Giovanni Verde (Corriere del Mezzogiorno, venerdì scorso). Salvini invece l’ha politicizzato con l’accusa di parzialità del Giudice in un’ordinanza a lui sgradita.

L’immigrazione è problema di difficilissima soluzione (ammesso che una soluzione ci sia). Si può allora osare di guardare al fenomeno in tre forme di spettacolo: la “tragedia”, la “commedia comica”, la “commedia patetica”. Spettacoli che, a ben vedere, non fanno onore né alla destra né alla sinistra. Entrambe, per pura propaganda, propongono soluzioni d’emergenza sapendo benissimo che il fenomeno è strutturale. E’ cioè uno di quei fenomeni che (come dice Florenza Sarzanini nell’editoriale del Corriere della Sera di ieri) richiederebbe la collaborazione di tutte le forze politiche del Paese.

Invece destra e sinistra recitano lo stesso copione ispirato alla propaganda delle prossime elezioni europee nel 2024. Cambiano le battute del copione, naturalmente contrastanti. Tuttavia il confronto, per intuibili ragioni, va a discapito della destra che governa il Paese. Anche perché, com’è noto, ha vinto le elezioni dell’anno scorso promettendo una soluzione definitiva: blocco navale o sequestro di navi e persone a bordo.

Logicamente la “tragedia” domina la scena con lo spettacolo più drammatico che fa da sfondo al fenomeno migratorio. Come definire se non “agghiacciante” il fatto che ormai non si riesca neppure a calcolare il numero di vittime dell’emigrazione, specialmente tra i tanti immigranti provenienti dall’Africa? Sono talmente tante migliaia i morti nel Mediterraneo da far definire questo mare un “cimitero”.    

Invece la commedia “comica” (per quanto possibile in vicende tragiche) sta nel fatto che il litigio è fine a sé stesso. Si sa d’alcuni decenni che l’immigrazione è il problema dei problemi del XXI secolo. Complicatissimo e, si ripete e ripete da più parti, per adesso privo di soluzioni davvero credibili e soprattutto realizzabili. Poiché le elezioni si svolgono in tutti i Paesi dell’UE, ovviamente dovunque si riproducono spettacoli più o meno analoghi o addirittura uguali, tra destra e sinistra. Uguali le dinamiche, paradossali però i rapporti tra i vari Paesi, nessuno dei quali è disposto all’accoglienza. Non si contano più i summit, ormai quasi quotidiani, sia tra i Paesi europei sia tra questi e i Paesi mediterranei dell’Africa.

I vari governanti s’incontrano, si abbracciano e si baciano – a onta d’ogni protocollo istituzionale e diplomatico – discutono e alla fine concludono intese che servono più ad alimentare la propaganda che a indicare soluzioni anche solo parziali. L’ultima “intesa” è tale per modo di dire: la parte sostanziale è relegata tra le considerazioni preliminari, poco impegnative.

Difficile enfatizzarla a fronte delle evidenti spaccature nell’UE, specialmente tra Paesi liberali e Paesi illiberali. Spaccature che costringono l’Italia a barcamenarsi per seguire lo strabismo della Presidente Meloni. Con un occhio si guarda a Francia, Germania e Spagna; e con un altro si guarda a Polonia e Ungheria, appartenenti alla stessa famiglia europea della Meloni, ma contrari alla cosiddetta intesa.  

C’è infine la commedia per così dire “patetica”. Per un verso è tragico vedere che più aumentano i morti più aumenta l’indifferenza della gente. Per un altro verso è patetico osservare l’onnipresente retorica della partecipazione. Si moltiplicano commenti addolorati e visite alle salme dopo ogni strage in mare. Non manca neppure l’estetica della rappresentazione: corone di fiori, lutto nazionale, solenne commemorazione secondo i riti delle diverse religioni e quant’altro. Insomma la forma dei simboli prevale sulla sostanza delle scelte. In realtà questa dipende dal totale mutamento culturale della politica dell’accoglienza.

Ferma restando ovviamente la lotta senza quartiere ai trafficanti di esseri umani, L’Europa sarebbe in grado di accogliere molti immigrati, integrarli e formarli con indubbi vantaggi per l’economia e lo sviluppo dei vari Paesi. Dovrebbe però smettere di avere una concezione proprietaria del proprio territorio in un pianeta afflitto dal cambiamento climatico, dalle sciagure che ne derivano e dalle guerre.

Tutti sanno che l’immigrazione è fenomeno planetario inarrestabile. Le prossime elezioni europee consegneranno l’Europa nelle mani di forze pronte alla soluzione finale: alzare muri e buttare a mare quanti sperano in una vita migliore?  

(Editoriale  Corriere del Mezzogiorno, 8 ottobre 2023)

Mario Rusciano

Professore Emerito di Diritto del lavoro, Università di Napoli Federico II.